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TheSIGN Academy intervista Vincenzo Santalucia

Ginevra Bianchini intervista Vincenzo Santalucia.
Game Designer.
Docente nel corso di Game Design presso TheSIGN.

Vincenzo Santalucia è un game designer, insegnante e ricercatore. Ha quindici anni di esperienza in design di giochi e contenuti digitali per l’e-learning e la comunicazione strategica e qualche buon aneddoto sul tema startup.

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Qual è stata la tua formazione?
Ho fatto un percorso abbastanza lineare: dopo il Liceo Classico mi sono laureato in disegno industriale e poi ho fatto un master in Multimedia Content Design. Ho anche fatto animazione alla TheSIGN!

Hai un lavoro di cui vai più fiero?
Il prossimo! Scherzi a parte, con ogni nuovo progetto ti rendi conto di essere cresciuto un po’, perché si fanno errori e questo è l’unico modo per imparare. Faccio fatica a dare molta importanza alle cose fatte, anche perché le più interessanti sono ancora da fare!

Cos’è un game designer e come si evolve il suo ruolo all’interno di un progetto?
È difficile da spiegare in modo chiaro per chi è fuori dal settore. Di solito uso la metafora dell’architetto: si tratta di comprendere le aspettative dell’utente e costruire spazi che possano essere vissuti. Concept e progettazione dell’esperienza sono centrali, ma si rivelano inutili se non si fa un buon lavoro sul cantiere.

Quali sono gli altri ruoli fondamentali nella creazione di un videogame e come si incastrano tra loro?
Ai miei ragazzi dico sempre: il programmatore è il tuo migliore amico! Ma in realtà tutti i ruoli sono fondamentali, sia quelli tecnici che quelli progettuali.
La cosa più importante, però, è proprio il modo in cui i ruoli si uniscono: ci sono spazi da riempire, strumenti da accordare, ingranaggi da oliare. Un team che lavora bene è innanzitutto un team che comunica bene ed ha una visione condivisa di quello che si vuole realizzare.

Quanto è importante saper lavorare in team in questo ambito?
È la cosa più importante.

Cos’è il sito web whitesock?
Da più di dieci anni mi interesso di giochi per la comunicazione o divulgazione (cosiddetti ‘serious games’ o ‘applied games’ – si usa anche il termine gamification ma quella è un’altra cosa). Col tempo ho deciso di focalizzarmi sempre di più su questa attività, perché mi piace e mi dà soddisfazione. Parallelamente c’è stata una fisiologica crescita lavorativa, anche in termini di complessità dei progetti e ho dovuto evolvere la mia attività di libero professionista in forma più strutturata.

Di cosa ti occupi alla TheSIGN?
Insegno Game Design al primo e secondo anno del triennio.

Cosa ti stimola più nell’insegnamento?
I ragazzi che si iscrivono ai nostri corsi amano i videogiochi, ma a volte non sanno bene perché. Al corso di Game Design imparano a riconoscere la struttura e la volontà da cui emerge l’esperienza di gioco; diventano consapevoli delle potenzialità e dei limiti del mezzo. Questa consapevolezza li arricchisce e rende il loro amore più maturo. 

Ci sono dei progetti all’attivo di cui ci puoi parlare? A cosa hai lavorato in precedenza?
Da qualche settimana è uscito ‘Chef Adventure‘, un gioco narrativo sul tema del benessere e della cittadinanza consapevole sviluppato nell’ambito dei percorsi educativi per le scuole secondarie di UniCoop Firenze.
Al gioco hanno lavorato altri insegnanti dell’Accademia e alcuni miei ex studenti.
Tutti ci abbiamo messo voglia e passione e, nonostante fosse un progetto su commissione, abbiamo avuto la possibilità di metterci dentro tanto di personale. È stato davvero bello anche perché molti dei temi toccati ci stanno realmente a cuore.

Che consiglio daresti a giovani game designer che si affacciano ora sul mondo del lavoro?
Partite da cose piccole e portatele a compimento; costruitevi un portfolio di giochi non perfetti ma pubblicati. Siate pazienti e fiduciosi, continuate a imparare sbagliando e godetevi la possibilità di farlo senza grosse conseguenze.

Grazie per quest’intervista.
Grazie a te!

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Dove trovare Vincenzo:
Whitesock.it
Vincenzo Santalucia Design