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TheSIGN Academy intervista Marianna Forti

Ginevra Bianchini intervista Marianna Forti.
Animatrice.
Docente di Animazione presso TheSIGN.

A cinque anni Marianna Forti decide di diventare animatrice, dopo aver visto il making of di “Fantasia” della Disney e “Allegro non Troppo” di Bruno Bozzetto. Trasferitasi a Firenze per intraprendere gli studi universitari, studia in contemporanea animazione e, dopo il diploma, inizia a lavorare prima per lo Studio 4 e poi per Italo Marazzi, a serie tv come “Cocco Bill” e “Corto Maltese”, “I cartoni dello Zecchino”, e numerosi spot per Giochi Preziosi.
Nel 2006 con i colleghi Emanuele Carboni e MariaElena Piano fonda lo studio service di animazione Animago, lavorando per D’Alò, Achtoons, Vallaround, Maga Animation, Studio Bozzetto, Sergio Pablos Animation Studios e per Doghead Animation del gruppo For Fun.

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Secondo te qual è il fascino dell’animazione?
Gran bella domanda, è una risposta molto soggettiva, per cui il “secondo te” è davvero appropriato. Per me ha sempre rappresentato un modo per capire meglio il mondo, quello che mi circonda, farmi degli amici – sia veri che non…i personaggi che conoscevo nei cartoni, guardandoli prima e facendoli poi. Ma è anche un modo per comunicare, per ricordarci quanto c’è di buono ancora nell’essere umano. Quindi per me l’animazione ha sempre avuto un valore etico prima ancora che artistico, probabilmente perché sono cresciuta con i cartoni di Bruno Bozzetto e anche con quelli giapponesi anni ’80 intrisi di bushido.

Qual è stata la tua formazione professionale e di cosa ti occupi ora?
Diciamo che ho iniziato presto in realtà, ho sempre cercato di costruire, sin da piccola, qualcosa che mi consentisse di animare anche in un posto sperduto come quello da cui vengo. Mio cugino Francesco mi insegnò a fare i flipbook, poi ho studiato animazione a Firenze mentre facevo architettura, ho iniziato a lavorare con i miei amici Emanuele Carboni e MariaElena Piano, attuali soci, nell’allora Studio 4 di Italo Marazzi, che è stato anche mio insegnante.
Abbiamo poi creato Animago nel 2006 come gruppo di lavoro e dal 2013 come Studio associato, ed è uno studio service di animazione, ci occupiamo quindi di fare la parte produttiva e pratica dagli storyboard ai rig all’animazione più tradizionale in senso stretto.
Il mio ruolo attualmente è quello di direttore dell’animazione, supervisore ai rig e supervisore ai clean-up, dipende un po’ però anche dal tipo di progetto su cui di volta in volta lavoriamo o anche quanti ne gestiamo in un determinato periodo, non faccio tutto da sola! Il bello dell’animazione è anche lavorare in gruppo e scambiarsi idee, abbiamo tanti validi collaboratori con cui abbiamo un rapporto di reciproca stima e rispetto.

Ci sono degli animatori a cui ti sei particolarmente ispirata nella tua formazione?
Direi proprio di sì, i primi per me sono stati Bruno Bozzetto e Italo Marazzi, di entrambi, oltre la qualità tecnica, ammiro la tenacia con cui hanno portato ad alti livelli in Italia qualcosa che non esisteva e hanno combattuto per dare all’animazione il giusto valore – come mezzo di comunicazione e come professione – e sono felice di aver lavorato con entrambi, era il mio sogno da piccola. Poi direi decisamente Shingo Araki, Michi Himeno, Hayao Miyazaki, Norio Matsumoto, Milt Kahl, Andreas Deja e Sergio Pablos, con cui ho lavorato per Klaus…e a volte ancora non ci credo!

Qual è il lavoro di cui sei più orgogliosa?
Dire Klaus sarebbe abbastanza ovvio come carriera professionale e come studio, ma come risposta estremamente personale direi Cocco Bill, a cui ho lavorato come intercalatrice e clean-up artist: è stato il mio primo lavoro allo Studio 4, la prima volta che vedevo qualcosa a cui avevo lavorato in TV, e che ha fatto capire alla mia famiglia (a cui comunque lo ripetevo da anni) che io volevo fare quello e quello avrei fatto. Sono abruzzese, ho la testa dura come il Gran Sasso.

In cosa consiste il tuo ruolo nell’Accademia?
Attualmente mi occupo della formazione al primo anno di animazione, mentre nei 10 anni precedenti ho insegnato al terzo anno tecniche di animazione avanzate, e poi tie down, clean-up e intercalazione per i corti di diploma. Mi occupo anche di storia dell’animazione e analisi e tecniche cinematografiche.

Come mai tanti studenti arrivano già convinti di voler intraprendere solo il percorso di Animazione?
A dire la verità molti sono anche indecisi [ride], ma è normale perché per fortuna i mestieri di animatore, fumettista e illustratore, grazie anche al maggiore scambio dovuto ad internet, finalmente vengono considerati tali, ma si ha anche tanta differenziazione e a volte la soglia tra i settori è così sottile che alla fine si fa una scelta più “di pancia”.
Quando invece si arriva decisi, a prescindere dal settore, è perché si è affezionati ad un personaggio e alla sua storia, lo so che a molti sembra strano ma molte volte è così. Alla fine alla base c’è la passione per il disegno, ma ciò che muove verso un certo tipo di lavoro è l’affetto che si prova, che sia per Mario e Zelda, Dylan Dog, Naruto, Spidey o tutti gli altri.

Che consiglio daresti a giovani animatori che si affacciano ora sul mondo del lavoro?
Non esiste nessuna via come unica via e nessun limite come limite, ha detto Bruce Lee, quindi il mio consiglio è cercare di imparare sempre da tutto ciò che si ha davanti, sul lavoro e non, di non buttarsi giù, cercare di distinguere le critiche costruttive – da cui imparare – e lasciarsi dietro quelle distruttive; di metterci l’anima anche il 1000% ma non prendersela troppo perché, fortuna nostra, abbiamo in mano una matita e non un bisturi.
In ultimo, ma non meno importante, anche se sono junior, il lavoro va pagato, non fate niente gratis, quello si chiama sfruttamento!
L’unica cosa gratis che potete fare è un progetto con i vostri amici/colleghi su cui investite tutti, ma nessun’altro deve pretendere da voi un lavoro gratuito. Non si va certo dal panettiere a prendere il pane e si va via senza pagare solo perché ha aperto il negozio da poco!

Ti ringrazio molto per questa intervista!
Figurati, grazie molte anche a te.

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