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TheSIGN Academy intervista Lorenza Natarella

Ginevra Bianchini intervista Lorenza Natarella.
Illustratrice.
Fumettista.
Graphic Designer.
Docente nel corso di Storytelling per autori presso TheSIGN.

Lorenza Natarella ha 33 anni e vive a Milano. Dal 2011, anno in cui ha co-fondato Studio Armadillo, lavora come autrice, illustratrice e graphic designer. Collabora con diverse realtà editoriali, aziendali e pubblicitarie, occupandosi di storie, immagini, progettazione, redazione, selezione progetti e didattica. Ha scritto e disegnato storie brevi di attualità, cronaca contemporanea e letteratura per gli inserti culturali de La Stampa Origami e Tuttolibri, 7Corriere, Vanity Fair e Linus.
Il suo lavoro da autrice si focalizza su storie vere narrate come se non lo fossero: ha raccontato la sua infanzia abruzzese e l’importanza dell’autonarrazione nel fumetto La Cìtila (Topipittori, Gli anni in tasca, 2013) e la vita controversa di Maria Callas nella graphic novel Sempre Libera (BAO Publishing, 2017).

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Qual è stata la tua formazione artistica?
Pensando di voler fare esclusivamente web design, ho studiato Graphic Design e Art Direction alla NABA di Milano. Come progetto di tesi ho finito per fare un albo illustrato, perciò subito dopo mi sono iscritta al MiMaster per approfondire gli studi di illustrazione.

Quali sono gli elementi principali con cui definiresti il tuo stile?
L’idea di definire il mio stile mi terrorizza. Qualcuno dice che è “appuntito”. Io sugli spigoli ci ho effettivamente marciato un bel po’, a un certo punto avevo un blog di schizzi e disegni brutti che si chiamava Tettine Puntute (ancora online, anche se abbandonato), ma mi annoio presto di tutto e adesso mi affascinano molto le curve. Gli spigoli però continuano a spuntare.

Hai un lavoro di cui vai più fiera?
Senza ombra di dubbio Sempre Libera, le duecento pagine di vita di Maria Callas a fumetti uscite nel 2017 per Bao Publishing.

Cosa ti ha spinto a scegliere di fare una biografia a fumetti di Maria Callas in Sempre Libera?
Ecco, per l’appunto. È stata l’ossessione: ho letto la sua storia raccontata da Camilla Cederna in un momento in cui stavo leggendo anche Il codice dell’anima di James Hillman e sono rimasta folgorata da quella donna e dal modo in cui la sua storia mi sembrava essere il paradigma di tutte le storie che mi affascinano. Non ho pensato ad altro per due anni e mi sembrava semplicemente inevitabile che dovesse essere lei a condurmi verso una nuova era del mio lavoro. In effetti ci è riuscita.

Tu fai anche molta illustrazione per moda e riviste, quali sono secondo te i pro e i contro di questo genere di lavoro, se ce ne sono? Come ti sei avvicinata a questo settore?
In realtà mi piacerebbe, di conseguenza finisco per fare molti progetti personali di questo stampo. Mi interessa molto il mondo della moda e tutte le narrazioni che contiene: la storia, gli stilisti, le celebrities che diventano muse, la vita delle modelle, il lusso, i segreti, gli eccessi, il trucco, l’inganno, l’ossessione per l’estetica. Sto ancora aspettando che Olivier Rousteing si accorga di me.

Com’è nato il progetto Kim Kardashian Kuotidiana?
È nato per tutte queste ragioni che ho appena elencato e per la più efficace delle mie ispirazioni: la noia. Il 2020 è stato un anno piuttosto “vuoto” per me rispetto alla frenesia a cui ero abituata, perciò un giorno, mentre stavo disegnando Kim Kardashian vestita di latex Balmain, ho deciso che l’avrei disegnata tutti i giorni. Per la prima volta dopo molto tempo mi stavo divertendo, e col tempo è diventata una sfida dal carattere vagamente editoriale: studiavo i suoi outfit, prendevo appunti, ricercavo, curavo le settimane tematiche; c’è stata la settimana dei Bikini Oltraggiosi, quella degli Outfit alla Casa Bianca, la saga del Fluo e quella del Latex. Al progetto ho dedicato la pagina Instagram @kimkardashiankuotidiana.

Cos’è lo Studio Armadillo?
Studio Armadillo è molto più di uno studio per me e per gli altri nove fondatori. È nato dieci anni fa mentre eravamo ancora sui banchi del MiMaster a Milano: stavamo tutti per approcciarci al mestiere e volevamo iniziare subito molto seriamente, perciò abbiamo cercato a lungo uno spazio e appena l’abbiamo trovato l’abbiamo attrezzato, letteralmente tutto da soli. Abbiamo cercato l’arredamento, dipinto le pareti, creato il nostro logo, curato la nostra comunicazione e dato una enorme festa di inaugurazione. Da esordienti si è rivelata una mossa saggia: dopo la festa avevamo un sacco di contatti. Insieme abbiamo sperimentato, creato relazioni, curato progetti collettivi, partecipato a tutte le iniziative che ci sono capitate sotto gli occhi, ci siamo supportati e continuiamo a farlo, anche se adesso ognuno è concentrato sulla propria strada.

Tu sei anche una graphic designer, qual è il settore in questo ambito di cui ti occupi maggiormente?
Mi piace molto disegnare loghi. Oltre al logo di Studio Armadillo, sono molto fiera di aver disegnato quello della collana BaBao di Bao Publishing.

Di cosa ti occupi alla TheSIGN?
Da un paio di anni aiuto gli studenti a fare le pentole nell’ambito del corso di Storytelling per autori. Chissà se faremo mai i coperchi.

Cosa ti stimola di più nell’insegnamento?
Il fatto che, a insegnare, non si impari mai. Ogni volta è una sfida nuova per me, per ogni studente sono un’insegnante diversa. È una grande responsabilità.

Quest’anno sarai anche la referente del Progetto Accademia su “Sessualità consapevole”. Cosa ne pensi del tema e di questa iniziativa?
Sono molto onorata di ricoprire questo ruolo: si tratta di un tema di assoluta attualità, di immensa importanza e di altrettanta potenzialità esplorativa, perciò sarà molto interessante non solo guardare i progetti che prendono forma ma soprattutto accompagnare gli studenti attraverso questa esplorazione. Sono fiduciosa sul senso di partecipazione che questo progetto sarà in grado di stimolare e orgogliosissima di farne parte.

Hai qualche progetto all’attivo in questo momento di cui ci puoi rivelare dei dettagli?
Proprio in questi giorni sto riprendendo le fila di un progetto rimasto in sospeso a inizio 2020, ma affinché parta dovrò attraversare un bel po’ di cerchi di fuoco, di conseguenza per ora rimango scaramantica e non ne parlo troppo.

Che consiglio daresti a giovani illustratori/trici e fumettist* che si affacciano ora sul mondo del lavoro?
Soltanto uno: non abbiate paura di niente e di nessuno.

Ti ringrazio molto per questa intervista!
Grazie a te.

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