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TheSIGN Academy Intervista Laura Vaioli

Ginevra Bianchini intervista Laura Vaioli.
Manager.
Studiosa di filosofia.
Illustratrice.
Direttrice della TheSIGN – Comics & Arts Academy.

Laura Vaioli è nata e cresciuta a Firenze, dove si è laureata in Filosofia. Dopo una pluriennale esperienza nel settore del marketing e della comunicazione, oggi è alla direzione di TheSIGN – Comics & Arts Academy. Nel tempo libero dipinge e realizza oggetti per la divulgazione culturale in chiave pop.

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Ciao Laura, tu sei uno dei pilastri della direzione dell’Accademia, spiegaci di cosa ti occupi e di com’è iniziata la tua collaborazione con TheSign.
Ciao! Intanto grazie. È vero che sono “uno dei pilastri”, ma è sempre bene ricordarci che ci muoviamo in team sia come direzione che con tutto lo staff. Siamo in tanti, ognuno di noi ha il proprio ruolo e tutti insieme ci accordiamo sulle decisioni, comprese quelle strategiche.
Questo processo ci consente di arrivare sempre molto equilibrati e con una forte sinergia. Questo si traduce poi in motivazione e partecipazione da parte di tutti.
Io personalmente sono arrivata all’Accademia come formatrice, non di materie artistiche, ma di cultura manageriale, quindi il primo incarico che ho avuto da Marco Bianchini e Sara Sasi è stato di lavorare alla formazione dei docenti, affinché anche loro vivessero la loro dimensione professionale non solo in chiave artistica. Ho svolto un ciclo di lezioni per i docenti di sviluppo personale, soft skills, equilibrio emozionale. L’obiettivo era di andare a compensare la figura tormentata dell’artista, come sono anche i nostri docenti, e riequilibrarla in chiave pure aziendale.
Abbiamo a che fare con persone particolarmente sensibili. Anche con i nostri studenti, talvolta una parola utilizzata in modo sbagliato o un tono di voce possono creare dei presupposti di fraintendimento.

Ci colleghiamo così alla seconda domanda che ti voglio porre, ovvero quali sono i valori di TheSign che ti stanno più a cuore?
Sicuramente al primo posto il considerare l’azienda come un insieme, un puzzle, costituito da tante parti di cui tutte sono importanti. Per me è stato proprio fondamentale che ogni risorsa trovasse la propria collocazione, si sentisse sicura lì dove era. Quindi fin dall’inizio, c’è stato un grosso lavoro di valorizzazione di tutti senza trascurare nessuno. Questo è il primo principio.
Al secondo punto invece metterei quanto per me sia stato sempre importante che TheSIGN fosse un esempio per i ragazzi di come l’arte sia sì una grande passione ma anche di come debba diventare una vera e propria professione – da qui l’introduzione del marketing in tutti i piani di studio.
Questo è lo scoglio più difficile che abbiamo, infatti mi sono data almeno cinque anni per arrivare a modificare un po’ la mentalità degli studenti e del mercato di riferimento!
È fondamentale questo, perché il dichiarato e manifesto orientamento al marketing è l’elemento che distingue TheSIGN da tutte le altre realtà e Accademie artistiche.

Parlando invece della tua esperienza personale, qual è stata la tua formazione artistica e culturale?
Vorrei specificare che fin da piccola io avrei voluto fare come percorso il Liceo Artistico e poi possibilmente anche l’Accademia, in realtà non sono riuscita a convincere i miei genitori, erano altri tempi, e di conseguenza ho fatto il Liceo Classico. Adesso ne sono comunque molto contenta. Ho studiato filosofia all’Università e ho poi lavorato come consulente di direzione per 25 anni prima di arrivare alla TheSIGN. Quando avevo 30 anni c’è stato un momento proprio in cui avrei voluto fare questa Accademia e mi ricordo quando andai a prendere informazioni. Poi proprio per un caso fortuito del destino invece non riuscii ad organizzarmi con il lavoro e dopo alcuni anni ci sono tornata come direttrice.

Quali strumenti più utili ti ha dato la tua esperienza con la laurea in filosofia per arrivare poi a lavorare nell’ambito del marketing?
Il fatto che si potesse realizzare e svolgere un marketing che io chiamo ‘etico’, cioè un marketing dove non si parla mai di persuasione o convincimento – non a caso noi non utilizziamo nessuna tecnica di vendita per proporre la TheSIGN – ma un marketing dell’informazione ben fatta. Cerco di svolgere e di insegnare un marketing che migliora il mondo. Questo è strettamente connesso agli studi di filosofia, perché chi l’ha studiata non può non porsi determinati problemi, tra cui quello etico.
Un’altra cosa in cui la filosofia aiuta tanto è sviluppare il ragionamento logico consequenziale, quindi a portare delle procedure di tipo organizzativo all’interno di sistemi complessi. Questo mi consente anche di riallacciarmi al tema della cultura manageriale di cui all’interno delle scuole d’arte non si parla molto spesso.

Dunque che cos’è importante e fondamentale per te nella comunicazione e nello storytelling aziendale?
Secondo me nella comunicazione è importante soprattutto che i ragazzi sentano che stanno compiendo una scelta importante e che sono liberi di scegliere. Io infatti mi sento sempre dalla loro parte, proprio perché non ho potuto frequentare questa Accademia quando avrei voluto farlo. Mi immedesimo tantissimo e penso che sia un loro diritto scegliere l’Accademia che loro preferiscono – che siamo noi o un’altra. Se scelgono di venire da noi per me è fondamentale che possano fare la migliore esperienza possibile.

Come vedi invece impegnata la TheSIGN nel futuro?
Oltre al lavoro che stiamo già facendo da quattro anni di realizzare una rivista dedicata a dei temi sociali, citando ad esempio Stereotip* per il superamento degli stereotipi di genere, poi Human Rights Defenders per la difesa dei diritti umani, e Migrazioni che è in uscita adesso, tutto il mio impegno nei prossimi anni sarà profuso nella valorizzazione dell’artista come creatore di mondi, un ruolo importante e fondamentale per la società. L’artista mostra le strade da seguire per l’evoluzione. Vorrei menzionare a questo proposito che anche se la società spesso non riconosce all’artista un ruolo primario, mettendo avanti sempre figure professionali che hanno svolto studi più scientifici che vanno da medici a ingegneri, in realtà, situazioni come questa pandemia, ci fanno realizzare che ciò che ci fa sopravvivere a livello psicologico e umano è Netflix, i videogiochi, i libri, le riviste, i libri illustrati. Ciò dimostra quanto il lavoro dell’artista sia importante esattamente come quello di chi cura il corpo, perché lavora sull’immaginario. L’essere umano ha un’identità narrativa: noi abbiamo bisogno di storie esattamente quanto abbiamo bisogno di cibo, le due cose non sono imprescindibili. Il nostro slogan per il prossimo anno sarà “don’t underestimate the artists”.

Oltre ad occuparti della direzione di TheSign, sei dunque formatrice, artista e studiosa a tutto tondo, con una grande passione per la filosofia come abbiamo già sottolineato. Ad esempio, prendiamo la tua pubblicazione per Salani Ciao Socrate! La filosofia raccontata ai ragazzi. Qual è stato il processo di realizzazione di questo libro e qual è il concept dietro lo stesso?
Direi che anche se sembra che faccia tante cose, le une diverse dalle altre, c’è sempre un minimo comune denominatore che unisce tutto quello che faccio, ed è aiutare le persone di qualunque età a realizzare sé stessi. Credo che la filosofia sia uno degli strumenti supremi per la comprensione del sé. Questa capacità di poter diventare chi siamo la identifico nel rock, che è un fenomeno musicale, culturale e di costume che parte dal presupposto che ognuno di noi debba dire no in maniera anticonformista ad una società che gli impone di standardizzarsi. Quindi spero di riuscire a raggiungere l’obbiettivo di essere rock quando dirigo la TheSIGN, quando scrivo un libro o quando faccio una campagna sociale. Non rock inteso come “yeah una cosa cool”, ma rock inteso come coraggio di staccarsi e seguire la propria missione e vocazione. Il libro di filosofia è il mio primo passo per abituare i ragazzi al ragionamento anticonformista, cioè ad andare in fondo alle questioni in maniera autonoma e personale.

Parlando invece del tuo progetto per il Comune di Firenze, “Non è una questione di genere”, cosa puoi dirci?
Questo progetto nasce da una proposta che ho fatto al Comune proprio perché ho visto che alla TheSIGN stanno aumentando il numero delle ragazze che si iscrivono a programmazione, e vedendo che tra i nostri studenti c’è la massima parità di genere. Loro più di qualsiasi altra categoria hanno superato questi limiti. Non a caso nel nostro staff chi monta i mobili sono Vanessa e Samantha, chi fa i corsi antincendio in prima linea è Vanessa, chi setta i computer è Ilaria, quindi questo mi ha dato l’ulteriore conferma che un mondo con la parità di genere è assolutamente possibile. Bisogna fare in modo che le persone se lo possano concedere, che le ragazze ci possano credere senza sentirsi escluse prima ancora di iniziare, da qui l’idea di andare a toccare la fascia più giovane della popolazione. Infatti questa campagna è rivolta prevalentemente alle bambine delle scuole elementari e alle ragazzine delle scuole medie che devono scegliere un percorso scolastico in un istituto piuttosto che in un altro. Quindi l’idea era che questi poster facessero sollevare la questione e facessero venire voglia di parlarne in casa o con le amiche.
Si possono dimostrare anche ottimi per venire a conoscenza di personaggi femminili nella storia non contemporanei o che non sono molto noti.
È stata una scelta mia di affiancare a nomi più famosi, come Frida Kahlo o Samantha Cristoforetti, altri meno famosi, come la giornalista Rossana Rossanda oppure la stessa informatica Margaret Hamilton. Per chi le vuole vedere, si possono trovare tutte sulla pagina di Informagiovani Firenze.

Stai lavorando a qualche nuovo progetto in questo momento?
Si, uscirà a febbraio 2021 un nuovo libro sempre per Salani editore sul tema della Divina Commedia, dato che saranno 700 anni dalla morte di Dante e quindi sia a Firenze che in tutta Italia ci saranno tante celebrazioni. Sto lavorando a questo libro con Giacomo Guccinelli che è il nostro responsabile della didattica alla TheSIGN – che è un vero artista. Lui si occuperà dei disegni e io della parte testuale.

E come vorresti definire il tuo stile artistico e cosa vorresti comunicare attraverso i tuoi disegni e la tua arte?
Sicuramente è uno stile molto pop e mi piace che passi sempre un messaggio di ottimismo, di potercela fare, di empatia. Tutti i miei disegni sono comunicazione, parlano direttamente con delle espressioni a chi li guarda. Mi auguro che passi un messaggio supportivo, di incoraggiamento.

Per terminare, che consiglio daresti a giovani studiosi di marketing e comunicazione o a chi vuole intraprendere carriere manageriali in questo momento della vita?
Di studiare il più possibile la filosofia e i comportamenti umani, perché, per fortuna, le aziende sono costituite da esseri umani.

Grazie per quest’intervista!
Figurati e grazie a te.

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