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TheSIGN Academy intervista Francesco Frongia

Ginevra Bianchini intervista Francesco Frongia.
Fumettista.
Docente nel corso triennale di Fumetto presso TheSIGN.

Francesco Frongia ha pubblicato per il mensile “Scuola di Fumetto” per gli Editori “Double Shot”, “Giunti” e “Editiesse”, e per il mercato discografico e pubblicitario. Per la casa editrice “Kleiner Flug”, specializzata in opere letterarie realizzate con il linguaggio del fumetto, ha pubblicato i volumi “Giotto” (2013) e “La Notte che Arrivò l’Inverno” (2014), nove storie ispirate al “Maestro e Margherita” di Bulgakov con il supporto delle composizioni musicali dei Musica Ex Machina. Per Mammaiuto.it, ha pubblicato una raccolta di illustrazioni e fumetti dal titolo “Il Rappresentante” (2015) e partecipato ai volumi antologici “Un Ragazzo Parte per un Viaggio Ferisce Qualcuno non Torna più a Casa” (2015) e “Escamotage“ (2017). Recentemente ha illustrato per “Eris Edizioni” il libro di narrativa “Una Città Perfetta” (2015) e “Comincia Adesso” (2016). Ha realizzato una storia autoconclusiva per “Passenger Press” per il Volume 2 di “Stazione 31” (2017). Ha collaborato per lo studio “Inventario” di Giuseppe Palumbo realizzando illustrazioni per l’editoria scolastica. Collabora con lo Studio Artemisia Restauro di Firenze per la realizzazione di Acquerelli e Affreschi.

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Qual è stata la tua formazione artistica?
La mia formazione artistica è iniziata piuttosto tardi. All’età di 30 anni ho seguito il corso triennale di Fumetto in Accademia e pochi anni dopo ho iniziato a lavorare.
Il resto della formazione è avvenuta sul campo collaborando con lo studio Inventario di Giuseppe Palumbo (che non smetto mai di ringraziare, anche perché da un anno ho ripreso a collaborarci) con la realizzazione di fumetti e illustrazioni per la didattica e l’infanzia. Insomma ho accumulato un po’ di ritardo ma continuo ad avere una grande gioia nello studio e nella possibilità di migliorarmi.

Quali sono gli elementi principali con cui definiresti il tuo stile?
Non saprei, piuttosto direi che mi piace rappresentare in special modo i luoghi delle narrazioni e a livello tematico la contraddizione tra la memoria collettiva e la memoria personale, il sogno e la dura realtà di tutti i giorni.
Sicuramente sono un disegnatore che rappresenta in maniera grafica piuttosto che realistica/naturalistica.

Sei interessato alla commistione fra vari stili? Perché?
Sono interessato oltremodo perché sono convinto che la forma e il contenuto vadano di pari passo. Alcune storie hanno bisogno di essere rappresentate in una maniera altre in modo totalmente diverso. Aprirsi alla diversità dei linguaggi (e non solo) è il modo migliore per raccontare la complessità della vita. Insomma ho poche certezze e coltivo il dubbio.

Hai un lavoro di cui vai più fiero?
Il libro dedicato al mio cane Tetsuo.

Cosa ti ha spinto a creare una versione fumettistica del tuo cane Tetsuo? Cosa racconti nei fumetti su di lui?
Il bassotto Tetsuo era un cane con una grande voglia di vivere e di indole estremamente socievole con gli esseri umani, una rarità per questa razza di cani. Dopo la prima operazione di ernia, con molta fisioterapia, in meno di sei mesi ha ripreso a usare tutte e quattro le zampe. La seconda operazione di ernia avvenuta tre anni dopo, nonostante otto mesi di terapia, lo ha lasciato paralizzato in maniera permanente.
I cani non hanno percezione della disabilità, non discriminano, non fanno differenza di corporatura e quindi ci siamo ritrovati una piccola belva che viaggiava, come se niente fosse, con due zampe e con il carrellino ancora più veloce di prima. Insomma, a parte gli incubi notturni, Tetsuo non era cambiato, al massimo era solo un po’ più molesto.
In questo senso l’umanità del nostro cane era uno strano monito per la “bestialità” di noi esseri umani. Ho iniziato il libro quando Tetsuo era ancora vivo e raccoglievo momenti della nostra vita insieme. La presenza del cane a rotelle occupava, nella mia vita e in quella di Claudia, un posto importante e ingombrante. Durante la stesura del libro Tetsuo è venuto a mancare e a quel punto ho focalizzato la narrazione sulla disabilità e sulle conseguenze che produce nelle relazioni, sulla gestione quotidiana della malattia e non ultimo, sul concetto di amore tra uomo e cane.

Cos’è Mammaiuto? Com’è nata?
Costituitasi nel 2011, l’associazione Mammaiuto è un collettivo di autori di fumetti che hanno scelto la via dell’autoproduzione per raggiungere i lettori direttamente, eliminando la presenza di intermediari: tutte le storie, le illustrazioni e le strisce prodotte sono disponibili gratuitamente sul sito www.mammaiuto.it, mentre la vendita dei volumi cartacei è finalizzata a sostenere i compensi degli autori e a pagare le spese vive dell’associazione. Oltre all’autoproduzione alcuni volumi di Mammaiuto sono pubblicati anche da case editrici italiane e francesi.
I fondatori si sono conosciuti in Accademia per poi partecipare alla vita dell’Associazione culturale di Firenze che si chiama DOUbLe SHOt. Nel 2011 siamo usciti dall’associazione e abbiamo immaginato un modello di produzione e distribuzione differente per le nostre storie a fumetti, e quindi (dopo un anno di preparazione) abbiamo aperto un sito web con le nostre narrazioni integralmente disponibili e gratuite per tutti.
Volevamo creare un luogo da usare come palestra creativa ma soprattutto una casa dove raccontare storie che fossero lontane dall’ambito editoriale.
I fondatori originali erano: Samuel Daveti, Giorgio Trinchero, Lorenzo Palloni, Alessio Ravazzani, Paolo Deplano, Francesco Rossi e io.
Negli anni abbiamo iniziato a stampare qualche narrazione per uscire dalla dimensione esclusivamente immateriale del web e frequentare le fiere di settore e dopo aver vinto qualche premio in giro per l’Italia abbiamo integrato altri autrici/ori affini al progetto per gusto, umanità e intendimenti. Si sono aggiunti al progetto stabilmente Claudia Razzoli (Nuke), Laura Camelli (La Came), Sara Menetti e Francesco Guarnaccia.
Il tempo è volato, qualcuno è andato, qualcuno è rimasto e quest’anno festeggiamo i 10 anni di attività. Stiamo preparando i festeggiamenti, fateci gli auguri.

Di cosa ti occupi alla TheSIGN?
Da diversi anni svolgo lezioni che riguardano la tecnica di inchiostrazione tradizionale (pennello e pennino principalmente) e argomenti a questo strettamente collegati, come la teoria delle ombre e la caratterizzazione degli ambienti applicate al fumetto, e più in generale elementi di cultura delle immagini attraverso l’osservazione e lo studio della composizione e lo stile.

Cosa ti stimola di più nell’insegnamento?
Sicuramente il confronto con gli studenti. Negli anni ho incontrato studenti con qualità artistiche, creative e umane fortissime. Con il senno di poi penso di essermi molto arricchito pure io durante le lezioni. Con molti studenti poi, ho mantenuto rapporti talmente solidi che nel tempo sono diventati amicizie e complicità lavorativa.
Naturalmente lavorare in un’Accademia con docenti con esperienza, stile e creatività così diversificati è fenomenale. Le chiacchiere in corridoio davanti alla macchina del caffè a volte assomigliano ad un corso di aggiornamento.

Hai qualche progetto all’attivo in questo momento di cui ci puoi rivelare dei dettagli?
Sono al lavoro su una storia di fantascienza sceneggiata con Samuel Daveti del collettivo Mammaiuto dal titolo ‘Aliga Sacra’.
Una storia post apocalittica dove la catastrofe non incombe più sul nostro mondo da talmente tanto tempo che nessuno più la ricorda e non ne cerca le ragioni. Un mondo dove si tira a campare, che ricorda i giorni terribili in cui viviamo.
Altro non aggiungerei, per non rovinare la sorpresa e perché mi auguro fra qualche settimana di iniziare le pubblicazioni sul sito.
Ma una mezza pagina volentieri ve la mostrerei.

Che consiglio daresti a giovani fumettist* che si affacciano ora sul mondo del lavoro?
Probabilmente uno, ma che faccio anche a me: rimanere curiosi, appassionati e determinati.
Ci sarà sempre bisogno di qualcuno/a che sappia raccontare una storia, che siano su Instagram, la televisione o la carta poco conta.

Grazie per questa intervista!
Grazie a te.

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Dove trovare Francesco:
Instagram