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TheSIGN Academy intervista Marco Bianchini

Fumettista.
Direttore artistico TheSign Academy.

Marco Bianchini esordisce nel 1979 realizzando le matite per le storie di Giovanni Romanini pubblicate dalla Edifumetto di Renzo Barbieri. Nel 1983 approda alla Sergio Bonelli Editore creando il personaggio Kerry il trapper scritto da Tiziano Sclavi. Nel 1985 entra a far parte dello staff di Mister No, di cui diventerà uno dei disegnatori principali, esordendo con la storia “Un cocktail esplosivo”, pubblicato sul numero 125 della serie per i testi di Graziano Cicogna.
Per Bonelli, si cimenta anche nel disegno di Eva Henger, Dylan Dog e Tex. Dal 2013 inizia a lavorare anche per il mercato francese, pubblicando 2 cartonati a colori per l’editore Quadrant dal titolo Francois Sans Nom vol 1 e 2 su testi di Runberg/Ricard. In qualità di sceneggiatore ha creato la serie interamente a colori Termite Bianca disegnata da Patrizio Evangelisti e pubblicata da Pavesio.
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Qual è la cosa che ti ha dato più soddisfazione nell’ambito professionale?
Quando ho iniziato a lavorare in questa Accademia l’unica missione era quella di non pensarla solo come a una fonte di reddito ma come a un posto dove gli studenti si potessero sentire accolti nella loro richiesta. Volevamo essere la scuola più ambita d’Italia, dove la creatività individuale potesse diventare un mestiere e ci siamo riusciti.

Che cosa ti piace dell’insegnamento?
Ho appreso il mestiere dell’insegnante facendolo. E proprio mettendolo in pratica mi sono reso conto di alcuni dettagli che non avrei colto altrimenti. Gli studenti ti stimolano a mettere in gioco il tuo sapere, è un esercizio di conoscenza continuo. Dà un senso al tuo mestiere. Io nell’insegnamento non ho un atteggiamento cattedratico ma ricerco lo scambio epatico: la loro soddisfazione nella riuscita del lavoro è per me fonte di orgoglio e felicità.

Nel tuo lavoro di fumettista quale tecnica usi?
La tecnologia mi ha superato e io non le corro dietro. Sono rimasto legato alla tradizione: uso mani, matite, pennelli. Il computer è un oggetto freddo e distante che non permette l’errore, annulla la tensione emotiva che invece c’è quando sai che stai facendo un tratto a mano e sei consapevole che l’errore ha il suo peso.

Ci racconti un episodio avvenuto nella scuola che ti ha colpito?
Il primo che mi viene in mente: un giorno ero davanti all’ingresso dell’Accademia e ho sentito un gruppo di ragazzi che chiacchierava e diceva che questa era l’unica scuola dove si entrava e usciva con il sorriso. È stata una bella soddisfazione.

Quali progetti professionali hai per il futuro?
Il futuro lo vedo molto positivo. Questa Accademia sta trascorrendo una fase di rinascita. È stato fatto un passaggio a una nuova identità che era necessario ed è molto stimolante.
Gran parte delle scuole artistiche è impostata su moduli formativi superati, la mia idea è quella di portarla a un livello più alto, con corsi dal respiro più europeo, più adatti ai giovani di adesso. Un punto di riferimento per i ragazzi che vogliono sentirsi accolti si dal punto di vista umano che professionale.

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Dove trovare Marco:
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