Michele Lanzo
L’infanzia la trascorre su Mêlée Island™ con la Scimmia a Tre Teste sua migliore amica di sempre. Una volta diventato un temibile pirata, capisce che è il momento di visitare i luoghi di cultura più importanti.
È così che studia a Hyrule, Silent Hill, va in Erasmus su Ross 154 e finalmente si laurea alla Facoltà di Filosofia di Byrgenwerth. La tesi si intitola “What is a Man? A miserable pile of secrets!” e dà luogo a una lunga discussione nell’Aula Magna. Alla fine comunque ne esce trionfante.
Gli XP li spende quasi tutti in Game Design. In particolare gli piace indagare le reazioni emotive legate allo storytelling tramite meccaniche, le implicazioni filosofiche dell’interattività, e le fatality.
Mentre crea giochi, cura eventi all’interno di festival e fiere (Internet Festival, Global Game Jam, Rome Videogame Lab sono i primi che gli vengono in mente) e dal 2012 con Giacomo Guccinelli fa vivere Steam Factory, un team di creativi specializzati nella produzione di videogiochi.
Tra l’altro ha fatto cose belle come Pride Run (Most Original Game e Best Casual Game a Game Connection Europe 2018, nomination agli IVGA 2020 per Best Innovation) e Hatesick, realizzato per Amnesty International Italia.
Negli ultimi tempi quando torna da Nidosacro è assorbito dalla progettazione di applied games con l’Università di Firenze finalizzati alla ricerca psicologica e neurocognitiva, oppure da progetti che mescolano pittura, interattività e tecnologie immersive.
Alla sera alleva meme selvatici.
Pensa che i giochi siano esperienze da scolpire nell’interazione, opere d’arte per cui vale davvero la pena inventare bei giri di parole per dirlo. Conduce le sue ricerche a lume di candela nei sotterranei di una tenuta recentemente ereditata, leggendo avidamente tomi rilegati in ecopelle umana.
Ha un sacco di biografie diverse, tutte bellissime.