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TheSIGN Academy intervista Giovanni Barbieri

Ginevra Bianchini intervista Giovanni Barbieri, il Prof.
Sceneggiatore.
Docente di Sceneggiatura e Storytelling.
Responsabile del dipartimento di Design della Narrazione alla TheSIGN.

Giovanni “Gianni” Barbieri (Cesena, 1968) scrive per vivere da quasi trent’anni. Dopo l’esordio sull’Intrepido, firma fra gli altri albi di Lazarus Ledd, Hammer e Samuel Sand per Star Comics negli anni ’90. Accanto al fumetto, si occupa di comunicazione, pubblicità e multimedia, collaborando con Milo Manara e Piero Angela per alcuni titoli su CD-Rom (Mondadori Informatica).
Negli anni 2000 scrive Eva Miranda per Vittorio Giardino e altri graphic novel (I Misteri dei Musei per BD Edizioni, Macchina Suprema per Giuda Edizioni). A partire dal 2010 si dedica anche a scrivere per serie TV (Winx Club, Pop Pixie) e a insegnare sceneggiatura e storytelling a Firenze e Reggio Emilia.
Nel 2017, su soggetto di Leo Ortolani, conclude lo script di Ade Capone dell’ultima storia di Lazarus Ledd e scrive una sceneggiatura per Dylan Dog (Color Fest n. 23). Insieme a Gianluca Pagliarani e Alan D’Amico è fondatore del collettivo Blasteroid Bros, che realizza il volume a fumetti The Shadow Planet (2017) e John Vargo Space Cadet (in corso dal 2018).
In team con Cristian “Cinci” Canfailla crea l’avventuriero spaziale Bobby Sombrero, pubblicato da Panini nel 2020. Oggi all’attività di scrittore e formatore affianca quella di editor per pubblicazioni a fumetti.

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Qual è stato il punto di partenza della tua carriera?
Ho iniziato nel ’92 pubblicando su Intrepido, quasi trent’anni fa! In realtà volevo fare l’autore completo, ma ero più bravo a scrivere che a disegnare, quindi da lì in poi ho fatto lo sceneggiatore, tranne qualche storyboard per la pubblicità e la comunicazione aziendale.

Com’è nato il soprannome il Prof?
Sai che non ricordo bene? Forse perché sono sempre stato “professorino” dentro…d’altronde sono figlio di una maestra elementare, si vede che era destino!

Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Ho imparato a leggere con Astérix e Topolino, perché morivo dalla voglia di sapere cosa si dicessero in quei balloon. Mia mamma aveva una macchina da scrivere e con quella ho iniziato a scrivere le mie prime cose. Però mi mancavano le immagini e così ho iniziato a creare le mie storie a fumetti.

Come fai a superare il blocco dello scrittore? Ti è mai capitato? Hai consigli?
Il blocco può capitare, è una parte del processo creativo, fisiologico anche dopo trent’anni di lavoro! Come sempre, il consiglio non è di sbatterci la testa contro, ma di aggirarlo. Ci sono diversi modi e trucchi, magari li racconterò nel manuale che scriverò prossimamente per TheSIGN.

Qual è la differenza tra scrivere per il fumetto e per la televisione?
Sono due linguaggi diversi, in uno hai anche il sonoro e il movimento, rispetto alle immagini statiche. In un fumetto decidi tu quanto impiegare a leggere e guardare una pagina, negli audiovisivi non hai questa possibilità. I dialoghi sono completamente diversi, più “naturali” negli audiovisivi e più “costruiti” nel fumetto, dove devi sempre considerare quanto copriranno il disegno. In sintesi potrei dire che nei comics devi risolvere la storia in termini di spazio, nei filmati in termini di tempo.

Qual è secondo te la differenza tra inventare, ideare e progettare storie?
“Inventare” è un termine che non mi piace particolarmente, perché sembra sottintendere che una storia prenda forma per un’illuminazione o per uno sforzo d’immaginazione, quando invece è frutto di un percorso personale fatto anche di regole, disciplina e produttività. “Ideare” è una fase, importantissima, in cui prende forma l’embrione della storia, un po’ il “seme” da cui germoglierà tutto. “Progettare” è il termine che preferisco, perché una storia è frutto anche di un pensiero organizzato e finalizzato, non solo di slancio creativo.

C’è un tuo lavoro di cui sei più orgoglioso?
Sono orgoglioso di tutti i miei lavori, in modi diversi, non ce n’è uno in particolare! Però posso dirti che la cosa che mi inorgoglisce di più è quando i miei studenti si fanno strada.

La tua conoscenza della sceneggiatura e della costruzione di una storia come ha influenzato la tua fruizione di prodotti culturali?
Diciamo che sono un consumatore esigente, faccio più fatica a divertirmi. Però ci riesco ancora.

Hai realizzato progetti in crowdfunding? Come funziona?
Il crowdfunding è un finanziamento dal basso che ti dà tanta soddisfazione e tanta responsabilità verso chi ha creduto in te e nel tuo progetto. Per funzionare ha bisogno di trovare il proprio pubblico e oggi non è per niente facile, dato che siamo costantemente bombardati da stimoli. Quindi accanto a un buon progetto in cui credi devi metterci una campagna altrettanto buona di comunicazione e promozione, cosa che non è alla portata di tutti.

In cosa consiste il tuo ruolo nell’Accademia?
Insegno Storytelling a fumetti al primo e secondo anno dei due indirizzi “Graphic Novel & New Media” e “Serial Comics & Licensing”, poi Narrative Design al primo anno di “Animazione e Motion Design”. Sono coordinatore del biennio di Design della Narrazione e insegnante prevalente al primo anno.

Che consiglio daresti a giovani sceneggiatori che si affacciano sul mondo del lavoro?
Oggi il mercato del lavoro è cambiato profondamente e continuerà a farlo, ma una cosa resterà la stessa: ci sarà sempre bisogno di storie e queste, prima di essere raccontate con un video, un’illustrazione, un fumetto o un videogioco, dovranno sempre essere scritte. Questa è la forza del nostro lavoro e dobbiamo abituarci a spenderla su tavoli diversi, non solo quello dell’editoria.

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Dove trovare Giovanni:
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