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Cos’è il modulo di fumetto americano alla TheSIGN?

Ginevra Bianchini intervista Vincenzo Viska Federici sul modulo americano del corso triennale di Fumetto alla TheSIGN.

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In cosa consiste il modulo sul fumetto americano della TheSIGN?
Si tratta di un percorso all’interno del quale i ragazzi sperimentano la lavorazione, il linguaggio e le modalità del fumetto made in USA.

Che cosa devono elaborare gli studenti e le studentesse all’interno di questo modulo?
Il modulo prevede che realizzino cinque pagine, partendo dai layout, passando per le matite, fino al lavoro completo che deve essere presentato a inchiostro, in formato A3.

Qual è lo scopo del modulo?
Lo scopo è fare in modo che i ragazzi si confrontino con un tipo di mercato differente da quelli che studiano durante gli anni precedenti, un mercato che prevede rapidità di esecuzione e realizzazione di pagine di grande impatto. L’approccio che adopero è quello dell’editor, gli studenti e le studentesse presentano i loro elaborati e io li valuto come se dovessero effettivamente essere pubblicati nel mercato statunitense. Tramite questo approccio si instaura un confronto con l’allievo, che cresce, impara e comprende le regole dei comics direttamente sperimentando un’esperienza “sul campo”.

Le sceneggiature dei fumetti sono scritte dagli stessi disegnatori o partecipano anche gli studenti del corso di sceneggiatura?
Le sceneggiature sono originali americane, sono estratti di sceneggiature già pubblicate in USA, non tradotte, in modo da fare avere agli studenti un impatto diretto con quello che è il lavoro nei comics. In questo modo possono anche fare una scelta più consapevole e decidere, eventualmente, se rivolgersi o meno a tale mercato.

Qual è la differenza tra il mercato del fumetto italiano e quello americano?
Le differenze sono molteplici; si parte dalle tempistiche, che sono la differenza sostanziale. In America la produzione di un albo è molto veloce, se si lavora su testate mensili, le tempistiche sono più o meno di 20 pagine in un mese – a volte anche meno! [ride] In Italia, parlando di mainstream, siamo sulle 10, esagerando 15, pagine mensili. Se, invece, parliamo di graphic novel o, più in generale, di fumetto d’autore, allora le tempistiche si allungano ulteriormente. Altra differenza molto importante è il linguaggio, quello italiano è molto descrittivo e leggermente più statico, basato molto sul dialogo e su tempi registi lunghi. Nei comics tutto è accelerato, tutto è dinamismo e potenza, forza nelle immagini, talvolta anche a discapito di una regia corretta fin nei dettagli. Piani inclinati, prospettive aberrate e impatto sono alla base della produzione statunitense, che sia supereroistica o meno.

Quali sono le caratteristiche principali che distinguono questo stile fumettistico dagli altri?
Principalmente la produzione molto alta e seconda, in termini di tempistiche, solo ai manga. Il fumetto americano nasce soprattutto per essere intrattenimento, si basa molto sulle uscite mensili che permettono al lettore di seguire una continuity più o meno lunga, che gli consenta di appassionarsi, di legarsi a quella determinata testata. In più, come detto in precedenza, una differenza sostanziale sta nell’approccio al racconto, fatto di immagini grandi e potenti, che abbiano però comunque una forte solidità e tridimensionalità. La base, però, resta sempre il divertimento. In questo ha molto in comune con il manga, a mio avviso. Spesso, infatti, non è raro che dei mangaka si accostino al mercato statunitense per entrare a farne parte di diritto.